Una nuova primavera

    Parole scritte di getto. Anche se son passati quasi 5 anni e di tempo ne ho avuto abbastanza. Non sono una di quelle persone che ringrazia per aver avuto il cancro. Ne avrei fatto volentieri a meno. Ma il destino me l’ha imposto. Forse doveva insegnarmi qualcosa? Bene, c’è riuscito. Ad una ragazza di 23 anni, sposata da 3 mesi con tanta voglia di vivere e tanti progetti da realizzare non doveva capitare, invece quella bestia non risparmia nessuno.

    Ero tanto stanca, sempre tanto stanca, sottovalutavo quei sintomi che potevano essere un evidente campanello d’allarme. Avevo troppe cose a cui pensare, troppi impegni, il mio lavoro, la mia casa, mio marito, i nostri progetti. Non dimenticherò mai quel giorno, quando mi sono resa conto che tutti i miei programmi dovevano aspettare.

    La diagnosi è stata chiara. Era il 5 settembre del 2014 quando chiamarono il numero B5. Toccava a me. Entrai in quell’ambulatorio già con le lacrime agli occhi. La mia innocenza non ci aveva voluto credere finché non aveva visto i pazienti in attesa... Possibile che fosse toccato anche a me? Quel male che fa tanta paura a tutti? Quello che quasi si fa fatica a nominare? Quello che ti fa perdere i capelli? Ebbene sì, avevo un cancro. Avevo un Linfoma non Hodgkin B diffuso a grandi cellule primitivo del mediastino. Che quasi ti fa perdere il fiato solo a nominarlo.

    Iniziarono le cure, i ricoveri, le chemioterapie, i prelievi di midollo. Iniziarono a cadere i capelli, le sopracciglia, le ciglia. Il mio viso non aveva più dei lineamenti, era gonfio, gli occhi lucidi e la pelle era sciupata. La mia vita aveva premuto il tasto pausa e il resto del mondo continuava ad andare avanti ad una velocità pazzesca. Passarono i giorni, le settimane, i mesi e 3 stagioni. Finirono i ricoveri, le chemio e le pet.

    E proprio quando nei prati la primavera portò i fiori, nella mia testa porto i capelli, nel mio viso un raggio di sole e nel mio (nostro) cuore tanta speranza. È finita! Sono guarita! E dopo essere riuscita ad elaborarlo riesco a scriverlo, a dirlo, ad urlarlo. Perché dopo esattamente 4 anni (+5gg) dalla diagnosi posso tenere tra le braccia il mio progetto più grande: il 10 settembre 2018 è nato Elia. E solo ora capisco perché quel maledetto destino voleva farmi aspettare. Perché la gioia più grande è credere alla vita, e l’unico modo per viverla a pieno è generarla.

    Sono felice per aver conosciuto persone straordinarie quali i medici e gli infermieri. Sono ancora più felice per poter portare sempre nel cuore dei veri amici, compagni di sventura. Spero di riuscire a contraccambiare l’amore che la mia famiglia, mio marito e gli amici mi hanno saputo regalare. E sono grata alla vita perché mi ha permesso di rinascere e di capire cosa ha davvero importanza. Viva la vita!

    Sara

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