Storia di Pierluigi
Latina, 21 Ottobre 2003
Il mio nome è Pierluigi Girolami, ho quarantaquattro anni, e nel 1987 mi hanno riscontrato una forma di linfoma con poche possibilità di guarigione. Non avendo compatibilità con i miei familiari sono stato curato con la chemioterapia.
La mia fortuna è stata quella di aver capito che il nemico da combattere non era la malattia, ma il modo in cui avevo interpretato la vita fino ad allora.
Questa consapevolezza ha consentito di mettere il mio fisico a disposizione dei medici e di intavolare con il mio mondo interiore un cammino che mi ha permesso di ritrovare me stesso.
Concetto che può essere difficile da comprendere, ma determinante per il proseguo del mio atteggiamento nei confronti della malattia.
È da questa consapevolezza che è nato il mio primo libro intitolato “Il profumo del vento nel deserto”, èdito da Sovera Multimedia.
Tramite questo libro ho avuto la possibilità di interloquire con moltissime persone, cercando di sensibilizzarle a non arrendersi di fronte al grave disagio che stavano vivendo, a non autocommiserarsi più di tanto, se non per valutare l’effettiva gravità del problema.
È opportuno avere coscienza che la malattia è solo una parentesi della propria vita, e per quanto grave possa essere, bisogna avere la forza di combattere fino in fondo questa battaglia.
Purtroppo lottiamo contro un nemico che non conosciamo, è questa la parte più complicata.
Non dobbiamo soffermarci sull’evidenza della quotidianità, ma andare oltre, vivere con una certa dose di filosofia, rassicurando noi stessi che è solo una questione di tempo e tutto si risolverà.
I medici fanno la loro parte, ma siamo noi con il giusto atteggiamento e la voglia di vivere che consentiamo al nostro corpo di vincere la battaglia.
Sarebbe un salto qualitativo di visione, se l’opione pubblica accrescesse il proprio pensiero nei confronti delle persone affette da gravi forme di leucemia, non imputando in modo automatico sentenze sul loro destino.
La ricerca ha contribuito ad aumentare di molto la percentuale di guarigione e noi dobbiamo fare la nostra parte spogliandoci di una visione sbagliata del problema, vedendo il paziente come se stesse affrontando solo un capitolo della propria vita che lo porterà a ritrovare se stesso per proiettarsi in una vita migliore.
Mi batto per questi pregiudizi.
Io ne sono uscito rafforzato, trovando quella serenità da me fortemente ricercata che ha permesso di interpretare la vita nel modo migliore.
Tramite il mio libro, ho avuto la possibilità di divulgare il mio messaggio a livello nazionale, partecipando a trasmissioni televisive della RAI oltre al “Maurizio Costanzo Show”, facendo da testimonial sia per l’AIL che per l’AIRC – Associazione Italiana per la ricerca sul cancro.
A distanza di quindici anni dalla sconfitta della malattia, per una promessa che mi ero fatto quando ero ricoverato, ho partecipato alla Maratona di New York arrivando al traguardo con i colori dell’AIL.
Storie di combattenti