La storia Francesco: guarire dal linfoma e tornare a danzare

    La storia Francesco: guarire dal linfoma e tornare a danzare

    Eccomi qui, ho pensato molto se scrivere e pubblicare questa mia testimonianza, un po’ per paura di essere giudicato, un po’ per orgoglio, un po’ per vergogna, ma poi ho realizzato che è veramente da stupidi vergognarsi di una cosa così importante e ho deciso di mettermi a nudo perché la vita è anche questo.

    Voglio cominciare dicendo che se ho deciso di parlarne lo faccio perché sento che è arrivato il momento di liberarmi, di far vedere quanto forte sono stato e sono tutt’ora e spero che questo possa aiutare qualcuno che sta affrontando o ha affrontato quello che ho passato io, o che anche semplicemente sta percorrendo un momento difficile della propria vita.

    A luglio del 2021, mi hanno diagnosticato un linfoma ed il 10 agosto 2021 ho cominciato le terapie che mi

    hanno permesso di essere qui oggi e di raccontarvelo. L’ho scoperto per caso, avevo una piccola protuberanza sul petto (come una pallina) che poi con una TAC si è dimostrata essere un linfonodo ingrossato e ha rivelato una massa tumorale di ben 11 cm, localizzata nel torace che, per fortuna, non aveva compromesso organi e altri tessuti.

    Vista la tempestività della diagnosi, l’unica terapia che ho dovuto affrontare è stata la chemioterapia e per questo mi ritengo fortunato.

    Inutile dire che gli effetti della chemio sono stati parecchio debilitanti emotivamente e fisicamente. Dai dolori diffusi, dai i crampi dei muscoli/tendini, dal sapore in bocca che non ti invoglia a mangiare, dalle difese immunitarie che si abbassano drasticamente rendendo il rischio di infezioni più alto e pericoloso, alla nausea. La perdita dei capelli è forse la cosa più impattante visivamente quando si affronta questo percorso, io ne ho avuti sempre moltissimi e vederli cadere ogni volta che passavo le mani su di essi è stato traumatizzante.

    A questa situazione si è aggiunto il Covid che ha reso tutto molto più complicato. Sono stati 6 mesi parecchio intensi, ricchi di emozioni contrastanti. Il pensiero che mi ha angosciato maggiormente è stato non avere la certezza di guarire. Il tumore è una cosa molto soggettiva e i dottori possono parlarti di probabilità ma difficilmente ti daranno la certezza che guarirai al 100%, ho imparato a vivere giorno per giorno. Tutto questo però mi ha fatto vedere la vita con occhi diversi.

    Il combattere in sé non mi ha mai fatto paura, però avere 25 anni e ricevere una notizia del genere è spiazzante, ve lo garantisco, non si può spiegare. Ancora adesso, quando cerco le parole per descriverlo, mi viene la pelle d’oca e stento un po’ a crederci, è una esperienza che ti segna nel profondo. La fortuna più grande è stata avere il supporto dei miei super genitori, della mia super sorella che si è dedicata con tutta se stessa a me e si è messa la famiglia sulle spalle, della mia cagnolina Lola, Leon, Thoriso, Valentina, Irene, Sabrina, Lidiana e Bruno. Senza di loro sarebbe stato tutto molto più difficile, non è scontato avere la propria famiglia così vicina.

    Quello che più volevo al mondo era riprendere a vivere la mia vita di prima e quindi ballare e girare il mondo. Il 10 dicembre del 2021 dopo aver fatto i sei cicli di chemio cominciati ad agosto che si alternavano ogni 21 giorni per 4 giorni consecutivi ho fatto la TAC di controllo ed è risultata negativa, non erano state rilevate masse tumorali né cellule di origine tumorale: la mia felicità era alle stelle!

    Ora cominciava subito un’altra battaglia: dovevo prendere quello che era rimasto del mio fisico e riportarlo a quello che era prima della malattia in modo da riuscire a ballare nuovamente! Non ho perso un secondo e a gennaio ho cominciato a fare riabilitazione per riprendere la mobilità del corpo e PIANO PIANO smaltire le tossine rilasciate dalla chemio. Questo processo ha richiesto un bel po’ di tempo e infinita pazienza. Il 6 marzo 2022 sono ritornato a Tallinn per ricominciare e riprendere in mano la mia vita e quindi fare quello che ho sempre voluto: ballare.

    Non avevo detto niente ai miei colleghi dell’Estonian National Ballet perché non me l’ero sentita, eccetto per tre colleghi, amici miei, che mi sono stati vicini con chiamate e messaggi e allo staff tecnico che ne era a conoscenza.

    Ritornare in sala è stato incredibile, un’emozione che non so dire a parole. Ricominciare è stato molto difficile fisicamente e mentalmente: se da una parte ero molto felice di ritornare in sala prove a ballare, dall’altra mi sentivo in gran difetto perché vedevo tutti i miei colleghi fare lezione tranquillamente come se fosse tutto così naturale per loro, cosa che solo sei mesi prima lo era anche per me. In quel momento per me anche solo stendere il piede era un’impresa. Inoltre essere di nuovo lontano dalla mia famiglia dopo un momento così difficile, pensare anche a come loro la stavano vivendo, faceva riemergere in me uno stato di angoscia; l’andare a letto e svegliarmi alla mattina con il pensiero costante che il tumore potesse ritornare di certo non aiutava e questo mi faceva letteralmente mancare il respiro.

    Ecco, la danza mi ha aiutato a non pensarci troppo, almeno quando ero in sala prove. Voglio dedicare alcune parole a Jared Matthews, uno dei miei coach. Mi ricordo ancora che ogni volta che stendevo i piedi alla sbarra avevo dei crampi alle dita dei piedi e ai polpacci che rendevano il tutto veramente frustrante e fastidioso, poi, essendo io un ragazzo molto esigente e poco paziente, non riuscivo a stare tranquillo, mi innervosivo e mi buttavo giù pesantemente: mi sento davvero fortunato ad aver avuto lui al mio fianco che, sempre con parole giuste, mi ha fatto ritrovare la speranza.

    La mia voglia di ballare era davvero troppa e a fine aprile abbiamo avuto una serata di gala dove sempre con l’aiuto di Jared sono riuscito a portare in scena un passo a due di contemporaneo tratto dal balletto “Picasso”. Non ero ancora ritornato a pieno delle mie capacità, alla fine erano passati solo 3 mesi, però ho voluto rischiare e spingermi al limite, un’impresa non facile, ma cavolo se ne è valsa la pena! L’adrenalina che cresceva sempre di più e sentire di nuovo lo scrosciare degli applausi: una sensazione e un suono che mi erano mancati moltissimo.

    Quella sera mi ha fatto capire quanto resiliente, forte e fragile allo stesso tempo io sia e che la vita va vissuta nel bene e nel male perché è un dono in prestito e prima o poi andrà restituita per far spazio a nuova vita. Io non credo che le persone sappiano quanto sia stato difficile, dico davvero, anche perché io non lo do molto a vedere. È una cosa che un po’ vorrei lasciarmi alle spalle, anche se so che non ci riuscirò mai del tutto. È un’esperienza che sicuramente mi ha tolto molto ma allo stesso tempo mi ha reso una persona migliore. Ho affrontato una cosa che sembrava più grande di me, ho sofferto spesso in silenzio e in una maniera che è davvero difficile da descrivere ma alla fine tutto questo dolore l’ho trasformato in una mia vittoria.

    Ora il mio messaggio lo voglio dedicare a tutte quelle persone che stanno vivendo quello che ho vissuto io o stanno passando un momento difficile: vivi la vita al massimo perché tutto può cambiare in un secondo, sii coraggioso, se ami qualcuno, diglielo, non trattenerlo, l'amore è così bello e può fare cose incredibili. Circondati di persone che ti vogliono bene e che sono lì per te, che ti apprezzano e che vedono la tua luce. Scegli le tue battaglie e non arrenderti mai, combatti, sempre e comunque. Si è più forti di quello che la nostra mente ci vuol far credere.

    Francesco

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