La scalata più difficile della mia vita
Il mio nome è Massimo e questa è la mia avventura contro il cancro. Il 13 ottobre 2011 è un giorno che non scorderò mai. Era una tiepida mattinata autunnale ed io, sfuggito alle nebbie di Torino, ero andato a cogliere il tepore delle falesie in Val di Susa. Mi sono preparato per una via di scalata per me difficile: aderenza e temperatura erano perfette, il mio fisico in buona forma; tuttavia, dopo diversi tentativi, nulla di fatto… anzi, durante una caduta ho urtato violentemente il ginocchio sinistro. Non avrei mai pensato di dover ringraziare un incidente, eppure fu proprio questo a salvarmi la vita!
Le poche ore di svago a mia disposizione erano finite e, dovevo tornare a lavorare. Il pomeriggio scorreva rapidamente ed io, concentrato sul lavoro, non mi ero accorto che il piccolo ematoma causato dal trauma mattutino si stava allargando. Verso sera il momento cruciale della mia vita: una mia amica dottoressa venne a trovarmi al lavoro; mentre le raccontavo come avessi trascorso la mattinata, ho sollevato la gamba del pantalone per farle vedere il punto dolorante e ci siamo accorti che l’ematoma si era esteso fino alla caviglia.La mia amica si è resa subito conto della gravità della situazione, mi ha preso letteralmente di forza e accompagnato all’ospedale.
Ero stupito: fisicamente mi sentivo bene e non sembrava che ci fossero sintomi evidenti. Ovviamente, mi sono dovuto ricredere subito: gli esami del sangue indicavano solo 3.000 piastrine per microlitro… il mio sangue era diventato acqua! La biopsia era chiara: leucemia promielocitica (LAM - M3). Ricoverato d’urgenza nel reparto di ematologia, sono stato sottoposto a diverse trasfusioni di sangue e a un trattamento chemioterapico. Nell’arco di 12 ore sono passato dalla routine quotidiana al trovarmi rinchiuso in una camera sterile di ospedale con la chemioterapia attaccata al braccio. Per alcune settimane ho lottato tra la vita e la morte, percorrendo la “scalata” più difficile della mia vita. Le mie giornate sono poi trascorse tra casa e ospedale, con un unico filo conduttore: la chemioterapia.
Poi, dopo un anno, la svolta: i valori del sangue tornano ad essere quasi normali e i medici, con mia grande gioia, mi permettono di tornare a scalare sulla roccia. Mi metto subito d’impegno e ricomincio ad allenarmi, e pian piano riprendo a vivere, a emozionarmi nuovamente: due anni dopo quel fatidico 13 ottobre, al terzo tentativo, conquisto la mia scalata. Oggi, vado in ospedale una volta ogni 3 mesi per la visita ematologica e dopo quasi 10 anni da quel triste giorno ho una moglie (che durante quel periodo mi è sempre rimasta accanto), due splendide figlie di nome Giulia e Sara e riesco ancora oggi a coltivare la mia passione per la scalata. Dopo tanto tempo ho riconquistato la mia vita: la mia passione per l’arrampicata è sempre rimasta con me, al mio fianco, e mi ha dato la forza per superare tutte le difficoltà.
IL CANCRO PUÒ ESSERE SCONFITTO!!!
Massimo
Storie di combattenti