Il viaggio di Laura
Sono Laura e nel 2023 mi è stata diagnosticata una leucemia acuta promielocitica e la sera stessa mi sono trovata in una stanza d’ospedale, lontana da tutti.Per sopportare quella “tempesta” è stato importante continuare a lavorare e studiare, creare una routine giornaliera a base di letture, lavoro, telefonate, belle chiacchiere con altri compagni di “viaggio”. E poi pensavo ai miei figli, che volevo veder crescere. Oggi ho terminato le terapie e anche se devo proseguire con i controlli voglio dire grazie: a chi dona sangue, plasma e piastrine; ai medici e agli infermieri; alla ricerca scientifica e alle persone fantastiche che mi circondano. perché solo grazie a tutti voi sono ancora qui, a proseguire il mio viaggio.
Mi chiamo Laura, ho 33 anni, sono sposata con Nicola e mamma di Giacomo e Mattia, 3 e 2 anni. Mi è stata diagnosticata la leucemia acuta promielocitica nella notte tra il 3 e il 4 aprile 2023. Mi trovavo in pronto soccorso su consiglio del mio medico: i sintomi particolari che avevo riferito in ambulatorio erano buon motivo per andare a fare degli esami urgenti. Lì per lì non ho avvertito la gravità della situazione, poi però, appena avuto il risultato dell'emocromo, tutto è cambiato.
Il ricordo più nitido di quella notte è quando ho incrociato lo sguardo del medico del pronto soccorso mentre mi spiegava che gli esami del sangue non erano buoni. Avevo poche piastrine e la causa era la leucemia. Di positivo c’era il fattore tempo. Ero arrivata in ospedale nel momento giusto e potevo farmi curare sin da subito: per questo era stato mobilitato il reparto di Ematologia in cui c’era un letto per me con terapia e trasfusioni di sangue da fare già quella notte. Ancora oggi, a distanza di un anno, potrei descrivere nei minimi particolari ogni singolo momento al pronto soccorso e e le parole della dottoressa che con grande professionalità mi ha spiegato il da farsi.
Nottetempo mi sono trovata in una stanza d’ospedale, lontana da tutti e soprattutto lontana dalla mia famiglia. Il ricovero è durato quasi quattro interminabili settimane. Ho passato i primi giorni a chiedermi ossessivamente: “Perché a me? Sono giovane, ho 2 figli piccoli, uno stile di vita sano”. Mentre mi struggevo ripetendomi queste domande, dovevo affrontare le terapie con gli inevitabili effetti collaterali. Per fortuna, nell’arco di qualche giorno, i medici hanno confermato la diagnosi e capito che le medicine stavano funzionando.
Poco dopo la fine del ricovero ho scoperto una storia per bambini che mi ha toccata molto. Nella storia “La Chiocciolina e la Balena” di Julia Donaldson c’è una piccola chiocciolina che intraprende un viaggio in giro per il mondo ospitata da una balena sulla sua grande coda. A un certo punto scoppia una tempesta e la chiocciolina deve aggrapparsi con tutte le sue forze alla coda della grande amica balena per non perdersi tra le onde. In quei momenti si capisce davvero che “non c’è riparo quando si è in viaggio bisogna solo farsi coraggio”. Con questa consapevolezza ora mi è possibile immedesimarmi in quella piccola chiocciolina che fa di tutto per rimanere aggrappata alla vita: la balena.
Per sopportare quella “tempesta” è stato per me importantissimo continuare a lavorare e studiare anche dalla stanza dell’ospedale. Mi sono creata una routine giornaliera a base di letture, lavoro, telefonate, belle chiacchiere con altri compagni di “viaggio”. E poi i miei figli e mio marito sono stati la ragione principale per continuare a restare aggrappata alla Vita che… mi era quasi sfuggita. Quando ho raggiunto la remissione sono tornata a casa e iniziato le terapie in regime ambulatoriale. Ho dovuto sottopormi a 4 cicli di cure di consolidamento della durata di 1 mese ciascuno a mesi alterni. Tutti i giorni entravo in ospedale per sottopormi alla terapia di circa 3 ore. Sono stati mesi difficili e in tanti momenti ho rischiato di perdermi come la piccola chiocciolina.
Il nervosismo causato dall’insieme di medicinali e impegni ospedalieri non ha reso le cose facili per me e per chi mi sta vicino. Penso che per superare dolore e paura sia necessario fare memoria di tutto il positivo che ho potuto sperimentare nonostante la leucemia. Ho visto amici sposarsi, altri festeggiare il loro primo anniversario di matrimonio, vivere la gioia del diventare papà e mamma. Ho assaporato gusti e profumi più di prima. Ho abbracciato tantissimo i miei figli, li ho visti crescere, imparare a esprimersi, fare discorsi, sguazzare nell’acqua del mare e scorrazzare nei prati di montagna. Ho anche avuto dimostrazione delle belle relazioni con cui sto, stiamo, arricchendo la nostra vita, perché è arrivato tanto di quel sostegno non saremo mai in grado di ricambiare del tutto.
Ora ho terminato le terapie! Il mio midollo ha ricominciato a funzionare come quello di una persona “normale” e mi è stato tolto il catetere venoso centrale. Sarò per un bel po’ controllata ma la Vita è tornata più bella e ricca di soddisfazioni di prima! Non posso fare altro se non ringraziare per tutto quello che ho ricevuto. E comincio dal mio medico curante per il tempismo e grazie alla prontezza di chi mi ha preso in carico in ospedale: non è un’esagerazione dire che se non fosse per loro io non sarei qui. Grazie. Grazie alle trasfusioni di sangue, plasma e piastrine, grazie a chi dona! Grazie ai medici e infermieri che mi hanno assistita e supportata. Grazie alla ricerca scientifica perché i progressi medici degli ultimi decenni hanno aumentato il successo della terapia salvando così la vita mia e di altre centinaia di persone. Grazie alla mia famiglia e agli amici a cui devo tutto il coraggio di cui avevo bisogno…e di cui ho bisogno ancora!
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