Continua a sorridere
Dopo mesi di visite inutili per capire cosa fosse quella sporgenza nel petto, quel giorno i dottori finalmente mi hanno dato il verdetto: Linfoma Non Hodgkin primitivo del mediastino al 4° stadio – chemioterapia da iniziare immediatamente.
È stato un fulmine a ciel sereno e il mio cuore ha perso qualche colpo; in fondo pensi sempre che a te non possa capitare. Guardavo i miei genitori che col terrore negli occhi mi facevano coraggio e pensavo “Perché proprio a me?”.
Ero una ragazza di 20 anni ed ero felice, perché sconvolgermi la vita così? Prima è scattato il pianto, poi la paura e la disperazione perché mi è passato davanti tutto quello che avrei dovuto affrontare, dalle terapie alla perdita dei capelli, e alla fine ha preso il sopravvento la forza insieme alla speranza di potercela fare.
Sono stati 3 mesi lunghissimi, ogni settimana un giorno era dedicato agli esami di controllo e un giorno o due alle terapie. Ricordo ancora nitidamente l’odore di quelle cabine, un misto tra disinfettanti e medicinali, le facce degli altri pazienti, pallide e già parecchio vissute, e quelle delle infermiere che mi hanno bucata più e più volte. E pensare che avevo il terrore degli aghi!
I miei genitori e mio fratello si alternavano a farmi compagnia, perché solo una persona era ammessa, ed anche il mio fidanzato faceva sentire la sua presenza.
Vedermi lì, così fragile, non doveva essere facile per nessuno di loro.
La nausea era perenne, a volte vomitavo, la menopausa indotta mi procurava continue vampate di calore, ero quasi sempre stanca e debole ed ogni movimento più brusco di quanto concesso comportava un affaticamento al cuore. Ogni settimana però, esattamente un giorno prima della nuova terapia, mi sentivo “bene” e riuscivo a godermi una giornata di svago fuori casa.
La perdita dei capelli è stata la botta più grande per il morale, anche se la mia famiglia mi diceva che ero sempre e comunque la più bella! L’ostacolo più duro pensavo fosse il fidanzato, ma appena mi ha vista completamente rasata mi ha guardata, ha fatto una battuta per sdrammatizzare e mi ha abbracciata facendomi sentire amata e facendomi ridere fino alle lacrime (che erano per lo più di commozione, lo ammetto!).
L’affetto delle persone a me più care mi ha dato la forza di guardarmi allo specchio e pensare che forse davvero non ero poi così male, anche senza capelli e gonfia in viso, e di accettarmi per come stavo cambiando, sia fuori che dentro.
Tutto sommato il mio corpo ha reagito alla grande e già a metà del ciclo di cure la PET ha messo in evidenza che la malattia era in remissione.
Questa esperienza mi ha dato modo di scoprire un lato di me davvero forte, ad un certo punto mi sentivo quasi invincibile, ero io stessa a incoraggiare e dare fiducia alle persone che mi erano accanto; mi piace pensare di avergli reso più facile affrontare quei momenti insieme a me.
Nonostante anche io a volte mi sia abbattuta perché esausta dalla situazione, dall’ansia per l’attesa degli esiti degli esami e dalle mille medicine da prendere ogni giorno, sono riuscita ad affrontare tutto sempre col sorriso stampato in faccia.
Ripensando a quel periodo mi accorgo che ho dovuto rinunciare a tanto, dalle cose più banali come andare al cinema con gli amici o a vedere una partita di basket a cose ben più importanti come gli studi universitari; ma grazie a quella esperienza ora viaggio con qualche consapevolezza in più e mi sono resa conto di cosa è realmente importante nella vita: la salute, la famiglia, l’amore e sorridere sempre!
Nel 2015 mi sono laureata, ho un lavoro, convivo col mio fidanzato e sono felice. Ammetto però che, nonostante siano passati ormai 5 anni, appena si gonfia un linfonodo nella mia testa continua a scattare l’allarme rosso!
Credete sempre in voi stessi!
Giulia
Storie di combattenti