Una leucemia si supera grazie alla ricerca ma anche con la testa e con il cuore
Mi chiamo Veronica e nel 2019 mi è stata diagnosticata una leucemia. Il mio percorso è stato lungo e difficile, fatto di tante complicanze. Ma la parte più difficile è stato il dopo: riabituarsi alla vita fuori dall’ospedale, combattere le mie ansie e le mie paure. Il sostegno psicologico è stato fondamentale per tornare ad essere me stessa e ai pazienti voglio dire: la malattia si supera grazie alla ricerca ma anche prendendosi cura della mente e del proprio cuore.
Nel 2018 ho iniziato ad avere diversi problemi di salute che nessuno riusciva a spiegarsi e che mi hanno portato a non riuscire a reggermi in piedi e ad essere ricoverata al pronto soccorso. Dopo una serie di controlli e di analisi, nel 2019, è arrivata la notizia: avevo una leucemia. All’inizio non capivo bene cosa significasse avere una malattia del genere, l’ho capito lungo il percorso, che è stato molto duro.
Mi sono sottoposta molte chemio di contenimento che dovevano portarmi al trapianto e purtroppo il mio organismo non ha reagito bene e la malattia non demordeva. Dopo 10 mesi di terapie, anche sperimentali, e complicanze è arrivato il trapianto che è andato bene, nonostante un’infezione da citomegalovirus che mi ha costretto a letto molti mesi. Per fortuna al mio fianco c’erano i dottori, gli infermieri i volontari che non mi hanno mai lasciata sola e che ancora adesso sono per me un punto di riferimento.
Ma non immaginavo la parte più difficile iniziasse dopo la notizia che la mia leucemia era sotto controllo. La malattia e le chemioterapie mi hanno lasciato delle conseguenze sia a livello fisico che psicologico. Devo prendere medicine costose e sottopormi regolarmente a delle visite il che rende abbastanza difficile trovare un lavoro stabile. A causa del covid per molto tempo non sono riuscita ad essere serena in mezzo alle persone, avevo paura delle conseguenze che un’infezione del genere potessero avere sul mio corpo, abbastanza provato. A volte mi sembrava che la mia vita fosse ferma, congelata mentre gli altri andavano avanti.
Per fortuna ho avuto, anche grazie ad AIL, un supporto psicologico continuativo che mi ha aiutato moltissimo ad elaborare le mie ansie, le mie paure, i miei malesseri e ad abituarmi alla vita dopo l’ospedale È strano che un posto così possa diventare nella tua testa la tua casa, un luogo dove ti senti protetta e al sicuro.
Finalmente ora sto molto meglio, sia fisicamente che emotivamente e so che posso essere una persona migliore rispetto a quella che ero prima della malattia. Voglio aiutare altri pazienti e sento di poter dare dei consigli sensati, basati sulla mia esperienza e di poter dire che una patologia così si combatte non solo grazie alla ricerca ma anche con la testa e con il cuore.
Storie di combattenti
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