Un lungo cammino

    Il mio viaggio inizia nel 2023 con una diagnosi di linfoma a grandi cellule B, al IV stadio. Quando inizio la chemio il buio, vengo operata d’urgenza per la perforazione del colon e rischio la vita. Per fortuna mi sveglio, però il mio corpo quasi non lo riconosco e mi aspetta ancora il trapianto. Soffro molti momenti di solitudine e sconforto chiusa in quella stanzetta sterile eppure, come dopo ogni tempesta che si rispetti, esce sempre il sereno. È passato un anno da quei giorni e sono grata per la mia vita, per la ricerca e per chi dona il proprio sangue per aiutare pazienti come me.

    La storia di Jessica

    A fine gennaio del 2023 ho scoperto di avere un linfoma a grandi cellule B nel mediastino e intestino e tutto il mio universo è crollato. All'improvviso mi sono ritrovata catapultata in un altro mondo, che per me era spaventoso e disorientante. Sono stata subito ricoverata, la situazione era grave, 4° stadio, le dottoresse non sapevano dove mettere mano. Ho dovuto aspettare quasi due settimane prima di iniziare la chemio tra esami vari e terapia antinfiammatoria. Poi finalmente il primo ciclo e ... buio pesto.

    La sera stessa si è perforato il colon, sono stata operata di urgenza, mi è stata confezionata una colostomia e sono finita in rianimazione per shock settico. Le notizie non erano buone, tutto il mio organismo era in sofferenza, però nell'intestino era stato tolto 80% del tumore. Alla mia famiglia avevano detto che avrei dovuto svegliarmi quanto prima per non far arrivare l'infezione ai polmoni, altrimenti ...

    Così non è stato, il giorno dopo mi sono svegliata. Da quel giorno è stato tutto più difficile, capire cosa era successo, digerire tutte quelle informazioni, fare conto con un corpo che non riconosci più come tuo, riprendersi, ri-iniziare la terapia, realizzare che è successo proprio a te e che è solo l'inizio. È stato devastante, ma grazie a tutte le persone che mi sono state accanto, piano piano tutto è iniziato a scorrere e a procedere per il verso giusto, non senza contrattempi naturalmente!

    Dopo ben un mese di ospedale sono ritornata a casa, cambiata più che mai. Ho continuato a fare le terapie ambulatorialmente e una volta finito i cicli previsti, sono stata ricoverata altre 2 volte. La prima per fare la raccolta delle cellule staminali per il trapianto autologo e poi per il trapianto stesso. Devo dire di avere passato brutti momenti durante le cure, ma il ricovero del trapianto è stato quello più duro.

    Purtroppo, quando si ha un tumore del sangue si deve evitare il "contagio" con l'esterno, per prevenire le infezioni, in quanto il sistema immunitario è molto debole, quindi pochi contatti e tutti imbustati e disinfettati come per entrare in sala operatoria. Con il trapianto queste regole sono ancora più ferree, perché il sistema immunitario va a zero. Ho sofferto di molti momenti di solitudine e sconforto chiusa in quella stanzetta sterile, ma come dopo ogni tempesta che si rispetti esce sempre il sereno.

    Ormai è passato un anno da quel dì e giorno dopo giorno mi riapproprio di un pezzetto della mia vita, in un modo nuovo, diverso, ma mio. Sono grata per tutto questo e vorrei ringraziare dal profondo del mio cuore tutta l'equipe medica di ematologia del Sant'Andrea di Roma, questo non sarebbe stato possibile senza di loro, e tutti quelli che sostengono la ricerca o donano il sangue. Grazie!

    Jessica

     

    Sei anche tu un combattente?

    Raccontaci la tua storia