La storia di Nadia
Vorrei raccontare la mia storia per dare coraggio a chi è malato e per far riflettere i tanti giovani che buttano via la loro vita senza pensare che c’è chi lotta per vivere un giorno in più.
Mi chiamo Nadia, ho 23 anni. Ad ottobre del 2004 mi sono laureata in Agraria dopodichè ho fatto diversi lavori contemporaneamente: aiuto cuoco in un ristorante, assistenza ad un disabile collaborazione in uno studio agronomico.
In quel periodo ho anche conosciuto il mio fidanzato, Ferencz. Insomma, avevo una vita piena di soddisfazioni e anche se non mi fermavo un attimo, ero felice ed innamorata.
Fino a quando, a fine dicembre dello stesso anno, ho iniziato a sentirmi poco bene: tosse secca, affanno; pensavo fosse la solita influenza; invece, una mattina, mi sono svegliata con le ghiandole del collo ingrossate. Ho fatto una radiografia al torace che ha evidenziato una massa di 11,5 cm a livello del mediastino. Sono stata ricoverata all’ospedale di Perugia per gli accertamenti. Quella formazione poteva essere di origine batterica, virale o qualcosa di più grave. Purtroppo, dalla biopsia è emersa l’ultima ipotesi: si trattava di un Linfoma di tipo B a grandi cellule, con sclerosi al polmone destro, al quarto stadio.
Ricordo bene quando mi è stata data questa notizia; Ferencz era con me e mi stringeva le mani forte. Il primo sentimento che ho provato è stato quello di essere arrabbiata senza però avere qualcuno con cui prendermela; poi è sopraggiunta la paura, quella di soffrire tanto, di non guarire, di non sapere bene a cosa stavo andando veramente incontro e di far pena alle persone che mi stavano accanto. E’ stato difficile dirlo a mia madre, già provata dalla morte prematura di mio padre e reduce da una patologia cardiaca e a mia sorella Claudia, sempre ansiosa; ma da subito ho avuto il loro appoggio e la loro fiducia: si sono dimostrate delle donne davvero forti.
Sono stata trasferita al reparto di Ematologia dell’ospedale di Perugia dove i medici, sotto la guida del professor Martelli, sono stati subito chiari: la mia malattia era grave e ad uno stadio avanzato, ma si poteva guarire; avrei dovuto fare delle chemioterapie ma un 50% della riuscita delle cure sarebbe dipesa da me. Quando ho sentito queste parole ho deciso che non mi sarei risparmiata, che ce l’avrei messa tutta.
Così ho iniziato le chemioterapie il 25 gennaio 2005; è stata davvero dura, ma ho cercato di non perdere l’entusiasmo e la voglia di vivere che avevo sempre avuto. E dopo un po’ di tempo scherzavo con tutti anche sulla mia testa pelata, dopo aver pianto tanto quando cominciarono a cadere i miei lunghi capelli ricci; la mascherina era diventata un oggetto usuale, anche per i miei amici, ai quali non ho mai nascosto la mia malattia e che non mi hanno mai trattata come una malata: questo è stato molto importante.
I mesi sono passati, 8 da gennaio ad agosto, mesi in cui ho sofferto tra i disturbi della chemioterapia e gli sbalzi d’umore; per fortuna mia madre è stata la mia infermiera personale e mia sorella e il mio fidanzato mi hanno sopportato anche in quei giorni in cui ce l’avevo col mondo intero! Ma anche mesi in cui mi sono divertita, ho portato avanti la mia passione per la musica suonando l’organetto, mi sono iscritta alla laurea specialistica e ho passato momenti meravigliosi con Ferencz.
Finita la chemioterapia ho fatto un ciclo di 21 giorni di radioterapia sempre a Perugia seguita dal dottor Frattegiani e ho avuto modo di conoscere tante persone, malate come me, ma coraggiose e con tanta voglia di combattere.
Ora dai controlli fatti, va tutto bene; quella massa che premeva sul mio cuore non c’è più. Dovrò farne tanti altri di controlli ed è possibile che la malattia torni, ma non voglio pensarci. Sono troppo felice, sono una persona nuova, perché ora posso apprezzare le cose belle e vere della vita, perché riesco a selezionare ciò che è importante e ciò che è futile, perché ogni giorno per me è un giorno speciale e come tale va vissuto.
La mia storia ha anche un altro lieto fine: Ferencz mi ha chiesto di sposarlo, così a giugno avrò un lungo vestito bianco e un velo da mettere sui miei bei capelli che sono ricresciuti e potrò ringraziare Dio e santa Rita, che ho tanto pregato, per avermi dato un’altra possibilità.
La vita è meravigliosa e proprio perché l’ho sperimentato direttamente credo che non ci sia niente che non si possa superare se si mantiene sempre la fiducia in se stessi e si hanno accanto le persone che ci amano.
Nadia
Storie di combattenti