Storia di una leucemia linfatica acuta
L'anno del mio 33esimo compleanno, non lo dimenticherò mai. Il 20 ottobre del 2021 in uno stanzino del pronto soccorso, sola, sdraiata su un lettino, una pacca sulla spalla e una diagnosi: leucemia linfatica acuta, hai l’emoglobina a 4, devi fare due trasfusioni stanotte, ti ricoveriamo. La mente si offusca, cerchi di aggrapparti a dei pensieri felici per avere la forza di raccogliere i pezzi, almeno per comunicarlo alle persone che ami. Di una malattia così grave ancora più doloroso è affrontare il dolore dei tuoi genitori, di una sorella, del tuo compagno, dei tuoi amici. Sono un’inguaribile altruista e la mia premura è sempre stata curare le ferite degli altri anche quando la ferita era la mia.Un giorno una dottoressa del Core di Reggio Emilia dell’Ematologia, che ringrazierò finché avrò vita, mi disse: “su questo letto devi essere egoista, Floriana la battaglia è tua, le tue energie le devi investire su te stessa”.
Da qui la mia chemio, addio ai miei amati capelli lunghi, addio al mio fisico sano, come era stato fino a quel momento. Ti guardi allo specchio, sfuggi anche alla tua ombra perché non ti piace neanche più quella, non riconosci più i tuoi lineamenti, non sei più tu, a parlare è solo la malattia. Non puoi ricevere visite, ti ritrovi da sola, da un momento all’altro con un dolore che ti spacca il cuore, che a volte non ti fa respirare, ma devi andare avanti aggrappandoti ai ricordi, alle foto che hai sul cellulare che ti ricordano chi eri e quanto eri felice per prosciugare dai quei ricordi li tutta la potenza per combattere!
I cicli di chemio vanno bene, ma arriva la notizia del trapianto obbligato e lì il miracolo che ha il volto di mia sorella, che mi ha sempre amata più di sé stessa. Lei compatibile e felice di salvarmi la vita, il 14 febbraio del 2022 dona il midollo, il 28 io lo ricevo. Un trapianto è quanto di più difficile e delicato ci possa essere, nessuno sa come possa andare finché i giorni non passano, li contavo, di solito il tempo che passa ci terrorizza, in quel caso era il vero sollievo. Non riesci a mangiare, né a bere, il tuo fisico è fragile come i petali di una rosa ma, piano piano i valori crescono, le cellule di mia sorella attecchiscono e il 25 marzo 2022 mia madre mi accoglie tra le sue braccia fuori la porta del reparto. Si torna a casa, tra il sorriso del mio compagno, tra le braccia del mio papà medico, mia vera roccia, tra le coccole di tutti. Ma la battaglia ancora non è finita, i controlli settimanali diventano mensili, piano piano elimini tutti i farmaci, il prelievo del midollo ogni tre mesi resta il giorno più brutto ma stringi i denti conti i secondi e ti abitui anche a quello.
Oggi, a un anno dal mio trapianto, voglio abbracciare chi come me ha combattuto e combatte con una delle malattie più brutte, vorrei stringervi tutti, vorrei abbracciarvi tutti, perché solo noi possiamo capire la disperazione provata. Vorrei dirvi di essere postivi, di trovare una luce e di concentrarvi su quella luce; io l’ho trovata nel sorriso del mio compagno che mi illuminava anche attraverso il vetro che ci divideva, nella forza di un leone di mia mamma, nei messaggi dolci di mio padre, nel coraggio di mia sorella la vera guerriera con me e nel supporto fisico e morale che mai dimenticherò di mio cognato, nell'amorevolezza infinita della mie due nipoti, nella tenacia di mia cognata Anna nel sorreggere suo fratello, nella grinta dei miei suoceri, una spalla larga per affrontare il dolore del figlio e della mia famiglia, nell’affetto dei miei "colleghi" speciali che da allora sono parte della mia famiglia e dei miei amici di sempre che non mi hanno mai abbandonata.
Nel mio cuore mai potrò dimenticare il reparto di ematologia del Core di Reggio Emilia, dottoresse infermieri e oss, sono stati l’umanità, gli unici sorrisi in una camera vuota, una carezza nella solitudine più buia. Ecco aggrappatevi alla vostra luce e non spegnetevi mai, io continuo la mia salita con coraggio, ma oggi la mia vita è tornata a splendere, io sono tornata a splendere, io scelgo di essere il mio super eroe ogni giorno nonostante le cicatrici inguaribili e l’accettazione del mio nuovo corpo un po’ “ammaccato”.
Oggi spengo la mia prima candelina di un nuovo compleanno, perché respiro ancora! Con amore per tutti voi.
Floriana
Storie di combattenti