Lascito solidale: un aiuto ai pazienti ematologici
Questa è la storia di Maria Luisa Scaglia, una donna che ha scelto di fare un lascito solidale ad AIL
Un atto di fiducia verso il futuro e verso la ricerca scientifica, che si è trasformato in aiuto concreto per i malati ematologici di oggi e di domani. Grazie all’impegno di sua cugina Graziella, la casa di Maria Luisa è stata venduta dopo la sua scomparsa e la metà del ricavato destinato ad AIL. Questa donazione si è poi trasformata in nuova speranza per i pazienti: con i fondi è nato lo studio LAL 2116 sulla Leucemia Linfoblastica Acuta Ph+, che coinvolge 40 centri ematologici in Italia e che ha l’obiettivo di migliorare la vita dei malati valutando l’efficacia di un approccio terapeutico senza chemioterapia.
Oggi Graziella ha deciso di raccontarci come è nato questo gesto di amore e come l’aver contribuito ad aiutare tante persone l’abbia resa orgogliosa di sua cugina.
“La storia del lascito solidale di Maria Luisa nasce dal grande affetto per suo nipote Piergiorgio, figlio di suo fratello, che faceva il medico a Torino e che ha combattuto contro una leucemia. Maria Luisa ed io gli siamo stati accanto per tutto il suo percorso e lui ci ricordava sempre quanto fosse importante sostenere la ricerca per dare nuove speranze ai malati e per individuare nuove cure. “Da medico vi posso dire che dieci anni fa sarei andato avanti poco con questa stessa malattia mentre oggi esistono protocolli che mi permettono di sopravvivere anche anni”. Purtroppo Piergiorgio non ce l’ha fatta, ma è rimasto forte in noi il ricordo della sua fiducia nella ricerca e nella scienza, che non ha perso anche nei momenti più difficili.
Dopo la scomparsa di Piergiorgio, mia cugina ed io abbiamo sempre donato piccole somme per sostenere la lotta contro le leucemie e Maria Luisa mi ripeteva spesso che alla sua morte avrei dovuto vendere la casa e donare la metà del ricavato ad AIL. E così ho fatto. Io e altri due suoi cugini ci siamo incontrati e anche loro non hanno avuto dubbi: se questo era quello che voleva Maria Luisa, dovevamo farlo. Tutti abbiamo rispettato e ammirato la sua generosità.
La casa è stata venduta e la donazione ad AIL si è trasformata in uno studio su un tipo particolare di Leucemia, per permettere un giorno ai pazienti di essere curati senza chemioterapia. Ricordo quanto è stato doloroso il percorso di cura di Piergiorgio e pensare che oggi sia possibile curare alcune leucemie senza tutta quella sofferenza mi conforta. Sono quindi ancora più orgogliosa di aver onorato la memoria di Maria Luisa dando concretezza ai suoi desideri.
Me la vedo ancora Maria Luisa mentre, anni fa, guardava in TV il professor Mandelli e ripeteva: mi ispira fiducia, sono convinta che AIL utilizza bene le donazioni che arrivano. Oggi ho avuto la prova che è proprio così”.
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