La parola leucemia fa paura a tutti

    La parola leucemia fa paura a tutti, i bambini poi li terrorizza.

    Io la ricordo da sempre come un mostro che, quando avevo una decina d’anni, si è portato via in pochi mesi un ragazzo del mio paese.

    Come due Scilla e Cariddi senza volto, il mostro è tornato nuovamente sotto forma di Linfogranuloma Maligno e ha ucciso un’amica di mia madre, nemmeno trentenne.

    Non sapevo allora che la leucemia avrebbe pesantemente bussato anche alla mia porta.

    Infatti nel 1989 diagnosticarono alla mia meravigliosa mamma una Leucemia Linfatica Cronica.
    E io, che mi credevo Atlante, mi sentii crollare il mondo addosso, quello stesso mondo che, fino a quel momento, avevo retto sulle spalle senza la minima fatica.

    Era ad uno stadio bassissimo e per 4 anni bastarono semplici precauzioni e controlli costanti, poi fu un terribile incidente stradale a spegnere per sempre il suo splendido sorriso e a far sprofondare me in una notte nerissima.

    Ma il mio inferno non era ancora finito: a maggio 2007 arriva una sentenza che sembra inappellabile. La mia unica sorella a cui sono legatissima e che amo moltissimo, mamma di due bimbetti che non hanno ancora compiuto 2 e 4 anni, si ammala di Leucemia Mieloide Cronica.

    Inizia una prima cura che però non dà i risultati sperati, si ipotizza il trapianto di midollo, poi si prova con un altro farmaco che subito inizia a rispondere, poi si passa ad un terzo.

    Sono passati 10 anni, Roberta è guarita, ha visto i suoi bimbi diventare ragazzi e ha potuto tagliare traguardi professionali straordinari e, conoscendola, ci stupirà ancora.

    Ed io, donna di legge e di numeri, ho iniziato a interessarmi di cellule e DNA e a seguire tutte le battaglie combattute, vinte e qualche volta perse dai ricercatori.

    Ho conosciuto bene l’AIL e mi sono appassionata, non tanto all’argomento, che continua ad essermi abbastanza ostico, ma alle persone, al mondo AIL, al Professor Mandelli, e alla sua vita spesa per la ricerca, per la cura e il bene dei malati.

    Ho letto il libro del Professore, ricevo periodicamente la rivista e seguo i testimonial famosi che parlano della “nostra” Associazione per farla conoscere, così come faccio io nel mio piccolo per strappare un 5xmille in più ai mie clienti quando vengono a firmare la dichiarazione dei redditi e spiego loro che ci sono sì associazioni farlocche, ma ci sono anche quelle che i soldi li spendono bene e per loro vale la pena donare.

    Perché, “molte vite ricominciamo dalla ricerca”…. e una di quelle, è la vita di mia sorella!

    Paola

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