Leucemia mieloide acuta: l’importanza del tuo 5x1000
Ecco perché il tuo 5x1000 è fondamentale per contribuire a trovare cure sempre più efficaci contro malattie ematologiche come la leucemia mieloide acuta
Con il tuo 5x1000 aiuti la Ricerca sulla leucemia mieloide acuta
AIL ha destinato il 49% dei fondi raccolti con il 5x1000 alla ricerca scientifica sui tumori del sangue, come la leucemia mieloide acuta, per contribuire a trovare cure sempre più efficaci e migliorare la qualità di vita dei pazienti. Il 10% di queste risorse, pari a circa 650 mila euro, sono stati investititi per supportare il GIMEMA, Gruppo Italiano Malattie Ematologiche dell’Adulto. Grazie al sostengo di AIL ogni anno vengono portati avanti studi di valore come lo studio AML 1819 sulla leucemia mieloide acuta. Abbiamo intervistato Adriano Venditti, Direttore U.O.C. Ematologia Fondazione Policlinico Tor Vergata e coordinatore del progetto, per capirne meglio finalità e applicazioni per i pazienti.
Prof. Venditti quali sono gli obiettivi dello studio GIMEMA AML 1819?
AML 19819 è uno studio multicentrico di Fase III che ha due obiettivi co-primari. Il primo è verificare l’impatto sulla malattia misurabile minima (MMR) dell’aggiunta di un nuovo anticorpo monoclonale alla chemioterapia intensiva tradizionale. Questo anticorpo, legandosi tramite la sua proteina gemella alla superfice della cellula leucemica, inserisce all’interno di essa una sostanza tossica che la uccide. Vogliamo quindi capire quanto questa combinazione possa migliorare la qualità e la durata della risposta alle terapie.
Un secondo obiettivo è analizzare il ruolo di una determinata terapia di mantenimento, somministrata dopo il trapianto di midollo, nel prolungare la risposta alle terapie, quindi nel ritardare le recidive, o impedirle. Vorrei precisare che per i pazienti affetti da LMA, reclutati al protocollo AML1819, il trapianto di cellule staminali non è per tutti il medesimo e la tipologia di trattamento cambia proprio in base alla valutazione della malattia minima misurabile.
Dopo il secondo ciclo di chemioterapia intensiva, detto di consolidamento, viene prelevato il midollo e valutata la MMR: i pazienti che hanno un livello di positività vengono sottoposti al trapianto da donatore, perché hanno un rischio di recidiva maggiore. Ai pazienti che presentano un valore negativo, invece, verranno reinfuse le proprie cellule.
In questo studio, una parte dei soggetti riceverà una terapia di mantenimento post trapianto con un farmaco specifico e una parte invece verrà semplicemente monitorata, tutto ciò per capire il ruolo di questo trattamento nel mantenimento della risposta.
Cos’è la malattia minima misurabile e perché è importante la sua valutazione?
Quando diciamo che una leucemia mieloide acuta, o una leucemia acuta in generale, ha risposto ad una terapia, lo diciamo sulla base di un esame morfologico del midollo. Ai pazienti viene prelevato un campione di midollo che viene esaminato col microscopio ottico per verificare che le cellule leucemiche siano scomparse o comunque siano al di sotto del 5%. In questo caso la malattia ha risposto alle terapie.
Con il tempo, si è capito che anche al di sotto della soglia del 5%, la malattia può persistere, appunto come malattia misurabile minima. Esistono tecniche molto sofisticate che ci consentono di studiare e quantificare la malattia misurabile minima, aiutandoci così a identificare l’approccio terapeutico più appropriato, proprio sulla base di questo valore.
Ci parli della collaborazione tra AIL e GIMEMA e del suo valore
AIL è una partner vitale e irrinunciabile per il GIMEMA, per il sostengo di natura economica costante che ha dato nel tempo. Poter contare su fondi stabili per promuovere studi di ricerca indipendenti è di grande importanza. Ma non solo. Oggi le terapie devono andare di pari passo con una serie di servizi mirati a migliorare la qualità di vita dei pazienti e soprattutto ad offrire loro un sostegno economico e psicologico in tutte le fasi della malattia. AIL è tutto questo. Non da ultimo segnalo che l’associazione ci permette di avere un dialogo continuo e costruttivo con chi la malattia l’ha vissuta in prima persona, cioè i pazienti, e da medico posso dire che indagare i loro bisogni e mappare le loro necessità è molto importante per una corretta riuscita del percorso terapeutico.
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