Mieloma multiplo di nuova diagnosi e alto rischio citogenetico.

Il MM deriva da diversi tipi di mutazioni, che hanno diverso significato: alcuni tipi di mutazioni, denominate “ad alto rischio citogenetico” causano una malattia più aggressiva e difficile da trattare. Recenti studi hanno analizzato l’efficacia dell’aggiunta di daratumumab alla terapia standard del MM di nuova diagnosi per valutarne l'efficacia. Nella settimana della Giornata nazionale per la lotta contro leucemie, linfomi e mieloma, AIL vuole ricordare l'importanza della ricerca per dare risposte sempre più concrete a chi affronta un tumore del sangue. Questi e altri studi sono possibili solo grazie al contributo di tutti noi.

Mieloma multiplo di nuova diagnosi e alto rischio citogenetico.

Il mieloma multiplo (MM) è un tumore ematologico delle plasmacellule, cellule del sangue che spesso presentano sulla propria superficie una molecola denominata CD38. Daratumumab è un anticorpo monoclonale umano che si lega a CD38 sulla superficie delle cellule di mieloma e ne causa la morte. I pazienti con nuova diagnosi di MM ricevono in genere una terapia costituita da farmaci di tre classi: inibitori del proteasoma, farmaci immunomodulatori e desametasone. Alcuni studi recenti hanno studiato l’efficacia di aggiungere daratumumab a questi tre farmaci.

Quadruplice terapia con daratumumab per i pazienti con alto rischio citogenetico

Il MM deriva da diversi tipi di mutazioni, che hanno diverso significato: alcuni tipi di mutazioni, denominate “ad alto rischio citogenetico” causano una malattia più aggressiva e difficile da trattare. Le anomalie genetiche che costituiscono alto rischio (HRCA, high-risk cytogenetic abnormalities) sono del(17p) (perdita del braccio lungo del cromosoma 17), t(4;14) (scambio di parte del cromosoma 4 con il cromosoma 14), t(14;16), t(14;20) e/o gain/amp(1q21) (presenza di almeno 3 copie del cromosoma 1q21).Recenti studi hanno analizzato l’efficacia dell’aggiunta di daratumumab alla terapia standard del MM di nuova diagnosi. In particolare, lo studio di fase 2 MASTER ha valutato daratumumab + carfilzomib, lenalidomide e desametasone (D-KRd), mentre lo studio di fase 2 GRIFFIN ha valutato daratumumab + lenalidomide, bortezomib e desametasone (D-RVd). Un lavoro pubblicato recentemente su Blood Cancer Journal ha valutato l’efficacia di queste terapie a posteriori (studio post-hoc) nei sottogruppi di pazienti a diverso rischio citogenetico.

Nello studio MASTER le percentuali di risposta completa o superiore sono risultate del 90,6% per i pazienti con HRCA = 0, del 89,1% per i pazienti con HRCA = 1 e del 70,8% per i pazienti con HRCA ≥2. Nello studio GRIFFIN le percentuali di risposta completa o superiore sono invece state rispettivamente del 90,9, del 78,8 e del 61,5%. A causa di differenze nel modo in cui sono stati condotti gli studi non è possibile confrontare direttamente le percentuali di efficacia. Si nota però che in entrambi gli studi la sopravvivenza libera da progressione ossia il tempo trascorso prima della recidiva di malattia, è simile ed è maggiore per gli HRCA 0 o 1 rispetto agli HRCA 2.

Da questo lavoro si conclude che i pazienti con MM di nuova diagnosi eleggibili a trapianto con HRCA hanno un beneficio clinico dalla quadruplice terapia con daratumumab. In particolare, è notevole come i pazienti con malattia ad alto rischio (HRCA 1) se sottoposti a quadruplice terapia in fase di induzione/consolidamento e poi a trapianto abbiano esiti simili ai pazienti con malattia a rischio standard (0 HRCA). Tuttavia, la progressione rapida che si osserva, anche in questi studi, nei pazienti con malattia ad altissimo rischio (HRCA (≥2) indica la necessità di nuove terapie per tale sottogruppo.

Fonte

Blood Cancer J. 2024 Apr 22;14(1):69.

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38649340/

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