LMA: trapianto dopo il fallimento dell'induzione primaria
Il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche (in inglese: hematopoietic stem cell transplantation, HSCT) viene comunemente utilizzato come trattamento di consolidamento per la leucemia mieloide acuta ad alto rischio. Tuttavia, i pazienti con LMA che non raggiungono la remissione completa dopo la prima terapia di induzione spesso non vengono considerati per un HSCT immediato e ricevono altre terapie di re-induzione. Uno studio recente valuta dunque l'efficacia del trapianto anche nei soggetti che hanno fallito una terapia di induzione.
Il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche (in inglese: hematopoietic stem cell transplantation, HSCT) viene comunemente utilizzato come trattamento di consolidamento per la leucemia mieloide acuta ad alto rischio. Nel corso degli anni, le prospettive dei pazienti sottoposti ad HSCT sono notevolmente migliorate grazie all’evoluzione delle modalità di raccolta delle cellule staminali, alle cure di supporto e alla gestione delle infezioni. Tuttavia, sebbene l’HSCT rappresenti l’unica opzione di cura, i pazienti con LMA che non raggiungono la remissione completa dopo la prima terapia di induzione spesso non vengono considerati per un HSCT immediato e ricevono altre terapie di re-induzione.
Uno studio ha recentemente dimostrato che i pazienti con leucemia mieloide acuta recidivata/refrattaria hanno tassi di sopravvivenza simili, indipendentemente dal fatto che procedano direttamente all’HSCT allogenico o che lo facciano precedere da una terapia di induzione. Tuttavia, l’efficacia a lungo termine dell’HSCT allogenico in tale situazione clinica è ancora poco chiara.
L’efficacia dell’HCT nei pazienti con fallimento dell’induzione primaria
Uno studio retrospettivo condotto in un singolo centro in Germania ha indagato gli esiti a lungo termine di 220 pazienti affetti da leucemia mieloide acuta che non hanno raggiunto la remissione completa dopo terapia di induzione e che hanno subito un HSCT allogenico con malattia attiva tra il 1989 e il 2019.
Scopo dello studio era di valutare le caratteristiche cliniche e molecolari associate alla prognosi clinica. I risultati hanno mostrato che il tempo di sopravvivenza libero da malattia e la sopravvivenza globale dipendevano da fattori come lo stato di performance del paziente, il rischio molecolare alla diagnosi e l’intervallo tra la diagnosi e l’HSCT. In particolare, i pazienti con un lungo intervallo di tempo tra la diagnosi e l’HSCT hanno avuto una sopravvivenza libera da malattia e sopravvivenza globale minori, suggerendo che un ritardo dell’HSCT allogenico, la ripetizione della terapia di induzione e il prolungarsi della malattia possono contribuire a peggiorare le condizioni del paziente prima dell’HSCT.
Inoltre, è emerso che l’HSCT immediato in pazienti con leucemia mieloide acuta refrattaria e malattia attiva può costituire un’alternativa ragionevole alla ripetizione della terapia di induzione della remissione prima dell’HSCT e consente la cura o una lunga sopravvivenza a molti pazienti anche ad alto rischio.
Infine, i dati di questo studio supportano la ricerca immediata di un donatore al momento della diagnosi di leucemia mieloide acuta per procedere subito al condizionamento e all’HSCT nei pazienti refrattari alla terapia.
Fonte
Blood Cancer J. 2023 Dec 10;13(1):179
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