LMA recidivata: valutazione dell'efficacia del secondo trapianto allogenico

Secondo un recente studio, Nella leucemia mieloide acuta recidivata il secondo trapianto allogenico di cellule staminali contribuisce alla remissione a lungo termine e al miglioramento degli outcome. Scopri di più.

Il trapianto allogenico di cellule staminali (alloSCT) è un trattamento potenzialmente curativo per i pazienti affetti da leucemia mieloide acuta. Tuttavia, una percentuale significativa di pazienti (30-50%) può sperimentare una ricaduta dopo il primo alloSCT (alloSCT1). In questi casi, il secondo alloSCT (alloSCT2) può rappresentare un’opzione terapeutica valida per i pazienti considerati in condizioni fisiche adeguate per tollerare la procedura.

L’analisi del registro EBMT su 1540 pazienti

Un recente studio internazionale, che ha coinvolto anche ricercatori italiani, ha analizzato i dati provenienti dal registro della European Society for Blood and Marrow Transplantation (EBMT) che comprende più di 600 Centri trapianto. Sono state analizzate le caratteristiche dei pazienti, le impostazioni del trapianto e gli esiti clinici fra il 2000 e il 2019. Sono stati inclusi 1540 pazienti adulti che hanno ricevuto un alloSCT2 per una recidiva di leucemia mieloide acuta dopo un primo trapianto fallito. Sono state analizzate variabili come l’età del paziente, il punteggio di performance secondo Karnofsky, lo stato della malattia al momento del trapianto e altri fattori correlati al trapianto.

Nel tempo, il numero di pazienti che ha ricevuto un alloSCT2 è aumentato, passando da 144 nel periodo 2000-2004 a 619 nel periodo 2015-2019. I pazienti più recenti erano generalmente più anziani, con un migliore stato di performance e un intervallo maggiore fra il primo trapianto e la ricaduta. Inoltre, è aumentato  il numero di trapianti da donatori non consanguinei e da donatori aploidentici.

I risultati clinici sono migliorati nel tempo: la sopravvivenza complessiva a 2 anni è aumentata dal 22,5 al 35%, la sopravvivenza libera da leucemia è aumentata dal 14,5 al 24,5% e la sopravvivenza senza malattia del trapianto contro l’ospite (in inglese: graft-versus-host disease, da cui la sigla, GvHD) e senza recidiva è aumentata dal 10,5 al 17%. La frequenza di recidiva è diminuita dal 64 al 50,7%. Tuttavia, non sono state osservate tendenze chiare per la mortalità non correlata alla recidiva e l’incidenza di GVHD acuta e cronica.

L’analisi multivariata ha identificato diversi fattori di rischio :  l’età avanzata, una breve durata della remissione dopo alloSCT1, l’uso di donatori diversi da un donatore consanguineo HLA compatibile e una malattia attiva al momento del trapianto.

La durata della remissione tra alloSCT1 e la recidiva è risultato il fattore di rischio significativamente più rilevante, nel senso che una prolungata durata di remissione è correlata a risultati migliori del successivo trapianto.

In sintesi, i risultati di questo ampio studio suggeriscono che l’alloSCT2 è una strategia terapeutica valida per i pazienti con leucemia mieloide acuta recidivata dopo un primo trapianto. L’ottimizzazione delle strategie di mantenimento, l’identificazione precoce di un donatore per il secondo trapianto e l’uso di regimi di condizionamento meno tossici possono contribuire a migliorare ulteriormente gli esiti di questa procedura.

 

Fonte

Blood Cancer J. 2024 May 2;14(1):76

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38697960/

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