Linfoma diffuso a grandi cellule B: l’FDA approva nuova combinazione di farmaci
Lo scorso aprile, l’agenzia regolatoria statunitense Food and Drug Administration (FAD) ha concesso l’approvazione al coniugato anticorpo-farmaco (ADC) polatuzumab vedotin, in combinazione con il regime chemioimmunoterapico R-CHP (rituximab più ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone), per il trattamento di alcuni tipi di linfoma diffuso a grandi cellule B non trattato in precedenza.
Il farmaco e i risultati dello studio POLARIX
Polatuzumab vedotin, primo ADC della classe degli anti-CD79b, è stato approvato in associazione con la chemioimmunoterapia per il trattamento di prima linea di pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B non altrimenti specificato (NOS) o linfoma a cellule B di alto grado (HGBL) e con un punteggio dell’International Prognostic Index (IPI) pari o superiore a 2.
L’approvazione si è basata sui risultati dello studio di fase 3 POLARIX (NCT03274492), un trial internazionale, randomizzato controllato e in doppio cieco, che ha confrontato il regime R-CHOP (rituximab più ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisone), da tempo standard of care per la terapia di prima linea, con la combinazione di polatuzumab vedotin più R-CHP in una popolazione di circa 880 pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B di nuova diagnosi.
Dopo un follow-up mediano di 28,2 mesi, i pazienti trattati con l’ADC hanno mostrato una riduzione del 27% il rischio di progressione della malattia o decesso rispetto ai pazienti trattati con il regime standard. Inoltre, il tasso di sopravvivenza libera da progressione a 2 anni è risultato del 76,7% con polatuzumab più R-CHP rispetto al 70,2% con il regime R-CHOP.
La decisione dell’FDA fa seguito al parere favorevole all’approvazione del suo Comitato consultivo per i farmaci oncologici (Oncologic Drugs Advisory Committee), che ha ritenuto i risultati dello studio POLARIX sufficienti a favorire l’inclusione di polatuzumab vedotin quale parte del regime di prima linea, nonostante talune riserve: sebbene il trial abbia centrato l’endpoint primario, rappresentato dalla sopravvivenza libera da progressione, il miglioramento è stato considerato “modesto” e non è stato accompagnato da un miglioramento della sopravvivenza globale. Il Comitato ha comunque considerato il vantaggio ottenuto in termini di sopravvivenza libera da progressione clinicamente significativo per i pazienti, e in grado di ridurre la necessità di terapie successive, a fronte di una tossicità contenuta.
Sulla base di tali valutazioni, il regime contenente polatuzumab vedotin è dunque da considerarsi un’opzione, piuttosto che uno standard di cura, vista la mancanza di una differenza di sopravvivenza globale rispetto a R-CHOP.
Sul fronte della sicurezza, nello studio POLARIX il profilo di tossicità di polatuzumab vedotin più R-CHP si è dimostrato simile a quello del regime R-CHOP.
Ad esclusione delle alterazioni dei parametri di laboratorio, le reazioni avverse più comunemente riportate (quelle con un’incidenza superiore al 20%) con polatuzumab più R-CHP sono state neuropatia periferica, nausea, affaticamento, diarrea, stipsi, alopecia e mucosite. Gli eventi avversi più comuni di grado 3/4 sono stati linfopenia e neutropenia.
La dose raccomandata di polatuzumab vedotin è 1,8 mg/kg somministrati mediante infusione endovenosa ogni 21 giorni per 6 cicli in combinazione con R-CHP. Inoltre, i pazienti dovrebbero essere premedicati con un antistaminico e un antipiretico, nonché sottoposti a una profilassi con fattori di crescita granulocitari (G-CSF) prima di iniziare il trattamento con l’ADC.
Da ricordare che, in precedenza, polatuzumab vedotin aveva ricevuto dall’FDA l’approvazione accelerata per il trattamento del linfoma diffuso a grandi cellule B NOS recidivato/refrattario.
Fonte
FDA approves polatuzumab vedotin-piiq for previously untreated diffuse large B-cell lymphoma, not otherwise specified, and high-grade B-cell lymphoma. https://www.fda.gov/drugs/resources-information-approved-drugs/fda-approves-polatuzumab-vedotin-piiq-previously-untreated-diffuse-large-b-cell-lymphoma-not
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