Ciltacabtagene autoleucel nel paziente con mieloma multiplo refrattario a lenalidomide

Uno studio randomizzato di fase 3 (CARTITUDE-4) ha confrontato il cilta-cel rispetto alla terapia standard in pazienti con MM refrattario a lenalidomide già sottoposti a 1-3 linee di trattamento. I ricercatori hanno osservato un significativo beneficio in termini di sopravvivenza libera da progressione e rapidità e profondità della risposta.

Background

Lenalidomide è un agente immunomodulatore ampiamente utilizzato nel trattamento del mieloma multiplo (MM), soprattutto nelle linee iniziali di terapia. Tuttavia, la frequenza di resistenza al farmaco in fasi precoci del percorso terapeutico è in aumento, e da qui la crescente necessità di individuare nuove opzioni di trattamento per la malattia refrattaria. Ciltacabtagene autoleucel (cilta-cel) è un’immunoterapia basata sull’uso di cellule T autologhe geneticamente modificate per esprimere il cosiddetto recettore dell’antigene chimerico (CAR; ovvero le CAR-T) e in grado di riconoscere l’antigene di maturazione delle cellule B (BCMA) espresso sui linfociti B e sulle plasmacellule. In studi precedenti, cilta-cel ha fornito risultati incoraggianti in pazienti pesantemente pretrattati con MM ricaduto/refrattario.

STUDIO CARTITUDE-4

Nell’ambito dello scenario sopradescritto è stato condotto uno studio randomizzato di fase 3 (CARTITUDE-4) volto a confrontare cilta-cel rispetto alla terapia standard scelta dallo sperimentatore in pazienti con MM refrattario a lenalidomide già sottoposti a 1-3 linee di trattamento.

Allo studio ha partecipato un totale di 419 pazienti, 208 assegnati al braccio sperimentale (singola infusione di cilta-cel alla dose target di 0,75 × 106 cellule T CAR+ vitali per kg di peso corporeo) e 211 alla terapia standard (per lo più, daratumumab, pomalidomide e desametasone, o DPd).

Risultati

A un follow-up mediano di 16 mesi, i dati di sopravvivenza sono stati significativamente migliori nei pazienti trattati con cilta-cel rispetto allo standard di cura, con una mediana di sopravvivenza libera da progressione non raggiunta vs 11,8 mesi, corrispondente a una riduzione del rischio di progressione o decesso del 74%. Inoltre, cilta-cel ha prodotto tassi di risposta maggiori, con risposte più profonde e durature, e una frequenza superiore di negatività per malattia minima residua rispetto a DPd.

La maggior parte dei pazienti in entrambi i bracci ha riportato eventi avversi di grado 3 o 4 durante il trattamento, per lo più di natura ematologica. Dei pazienti trattati con cilta-cel, il 76,1% ha sviluppato una sindrome da rilascio di citochine (senza nessun caso di decesso), il 4,5% una sindrome da neurotossicità associata alle cellule immunitarie effettrici (tutti i casi di grado 1 o 2), il 9,1% una paralisi dei nervi cranici e il 2,8% una neuropatia periferica correlata alla terapia CAR-T. Un paziente ha manifestato sintomi motori e neurocognitivi. Nel complesso, gli eventi avversi sono risultati gestibili con un’adeguata terapia di supporto, nonché meno frequenti rispetto a quanto osservato in studi precedenti su pazienti più pesantemente pretrattati, a suggerire che il profilo di sicurezza potrebbe essere più favorevole quando cilta-cel viene utilizzato in fasi precoci del percorso terapeutico.

Conclusioni

In conclusione, gli autori dello studio ritengono che il significativo beneficio in termini di sopravvivenza libera da progressione e la rapidità e profondità della risposta osservati nel braccio sperimentale rendono cilta-cel un’opzione terapeutica estremamente promettente per pazienti con MM in prima recidiva.

Referenze bibliografiche

N Engl J Med 2023;389:335-47

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37272512/