ASH 2024: risultati dello studio di fase 3 inMIND sul linfoma follicolare recidivato o refrattario

Il linfoma follicolare è un tipo di tumore ematologico che può richiedere più linee di terapia. Lo studio inMIND ha testato se aggiungere tafasitamab alla combinazione lenalidomide + rituximab potesse migliorare i risultati nei pazienti con linfoma follicolare.

Studio inMIND

Il linfoma follicolare

Il linfoma follicolare è un tipo di tumore ematologico che può richiedere più linee di terapia. Sebbene la chemioterapia combinata con immunoterapia sia spesso efficace come trattamento iniziale, la durata della risposta tende a ridursi con il passare del tempo. Nei casi di ricaduta o resistenza, la combinazione lenalidomide + rituximab è una terapia ampiamente utilizzata. Il tafasitamab è un anticorpo monoclonale che agisce contro il CD19, un bersaglio presente sulle cellule tumorali del linfoma, ed è stato già approvato per il trattamento del linfoma diffuso a grandi cellule B. Lo studio inMIND ha testato se aggiungere tafasitamab alla combinazione lenalidomide + rituximab potesse migliorare i risultati nei pazienti con linfoma follicolare.

Lo studio inMIND

Lo studio di fase 3 inMIND, condotto da un gruppo internazionale – che include ricercatori statunitensi, australiani, belgi, canadesi, cechi, francesi, giapponesi, greci inglesi, spagnoli, svizzeri, tedeschi e italiani – ha valutato l’efficacia e la sicurezza dell’aggiunta del farmaco tafasitamab alla combinazione di lenalidomide e rituximab nei pazienti con linfoma follicolare recidivante o refrattario. L’obiettivo principale era migliorare la sopravvivenza libera da progressione e i risultati della ricerca sono stati presentati e discussi al congresso ASH 2024.

Lo studio ha coinvolto 548 pazienti con linfoma follicolare recidivante o refrattario, di età pari o superiore a 18 anni, con malattia CD19- e CD20-positiva. I pazienti sono stati divisi in due gruppi in modo casuale:

  • uno trattato con tafasitamab, lenalidomide e rituximab

  • uno trattato con placebo in aggiunta alla combinazione lenalidomide e rituximab.

Sono stati praticati 12 cicli da 28 giorni ciascuno. L’obiettivo principale era misurare la sopravvivenza libera da progressione. Altri obiettivi includevano il tasso di risposta completa alla PET (acronimo inglese che sta per positron emission tomography, tomografia a emissione di positroni), la sopravvivenza globale, la durata della risposta e la sicurezza.

L’aggiunta di tafasitamab ha migliorato in modo significativo la sopravvivenza libera da progressione rispetto al gruppo placebo: la sopravvivenza libera da progressione mediana era di 22,4 mesi nel gruppo tafasitamab contro 13,9 mesi nel gruppo placebo. Il rischio di progressione della malattia, ricaduta o prognosi infausta è stato ridotto del 57%. Inoltre, il tasso di risposta completa alla PET è risultato del 49,4% per tafasitamab contro il 39,8% con placebo. Il tasso di risposta globale dell’83,5% con tafasitamab contro il 72,4% con placebo. La durata mediana della risposta è stata di 21,2 mesi con tafasitamab contro i 13,6 mesi con placebo. Infine, il tempo al trattamento successivo presentava una mediana di 22,8 mesi nel gruppo placebo e mediana non raggiunta nel gruppo trattato con tafasitamab.

Il profilo di sicurezza di tafasitamab è risultato gestibile e coerente con le aspettative. I principali effetti collaterali di grado 3 o 4 sono stati neutropenia (40% nel gruppo tafasitamab contro 38% nel gruppo placebo), polmonite (8% contro 5%), COVID-19 (6% contro 2%).

Gli eventi avversi gravi sono stati simili nei due gruppi (36% rispetto 32%). Tuttavia, il numero di pazienti che ha interrotto il trattamento a causa di effetti collaterali è stato leggermente più alto nel gruppo tafasitamab (11% contro 7%). Nel corso dello studio, il numero di decessi è stato inferiore nel gruppo tafasitamab (5,5%) rispetto al gruppo placebo (8,5%). La maggior parte dei decessi è stata causata dalla progressione della malattia.

Conclusione

Lo studio inMIND ha dimostrato che l’aggiunta di tafasitamab alla combinazione di lenalidomide e rituximab migliora significativamente la sopravvivenza libera da progressione rappresentando una riduzione del 57% del rischio di progressione, ricaduta o morte nei pazienti con linfoma follicolare recidivante o refrattario. Sebbene i dati sulla sopravvivenza globale siano ancora immaturi, è stata osservata una tendenza a favore di tafasitamab. Il profilo di sicurezza è risultato gestibile e coerente con le tossicità attese.

Lo studio è peraltro il primo a convalidare la combinazione di due anticorpi monoclonali (anti-CD19 e anti-CD20) nel trattamento del linfoma. La combinazione tafasitamab, lenalidomide e rituximab può essere somministrata sia nei centri universitari che in quelli territoriali e rappresenta una potenziale nuova opzione di trattamento standard per i pazienti con linfoma follicolare recidivante o refrattario.

 Fonte: ASH 2024: LBA-1.

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