ASH 2024: autotrapianto di cellule ematopoietiche in pazienti con linfoma mantellare

Lo studio EA4151 ha voluto verificare se l’autotrapianto di cellule staminali ematopoietiche (abbreviato in auto-HCT), dall’inglese autologous hematopoietic cell transplantation) sia ancora utile nei pazienti con una remissione profonda, misurata tramite un test altamente sensibile di malattia minima residua.

Studio EA4151

Il linfoma mantellare

Il linfoma mantellare è un tipo di linfoma non Hodgkin a cellule B, caratterizzato da remissioni seguite da ricadute. Tradizionalmente, il trapianto autologo di cellule staminali viene utilizzato per consolidare la prima remissione completa, ma questa pratica si basa su studi precedenti condotti prima dell’introduzione di regimi terapeutici più efficaci, come quelli che includono citarabina ad alte dosi, rituximab e inibitori della tirosina chinasi di Bruton. Lo studio EA4151 ha voluto verificare se l’autotrapianto di cellule staminali ematopoietiche (abbreviato in auto-HCT, dall’inglese autologous hematopoietic cell transplantation) sia ancora utile nei pazienti con una remissione profonda, misurata tramite un test altamente sensibile di malattia minima residua.

Lo studio

L’obiettivo dello studio clinico di fase 3 ECOG-ACRIN EA4151, condotto da ricercatori statunitensi e canadesi, era determinare se l’auto-HCT potesse migliorare la sopravvivenza globale rispetto alla sola terapia di mantenimento con rituximab ai pazienti con linfoma mantellare in prima remissione completa e con malattia minima residua non rilevabile.

La ricerca presentata al congresso ASH 2024 ha coinvolto pazienti con linfoma mantellare di età compresa tra 18 e 70 anni in prima remissione completa. Dopo un trattamento di induzione, i pazienti sono stati sottoposti a d una tomografia a emissione di positroni o tomografia computerizzata, biopsia del midollo osseo, test clonoSEQ® per valutare la presenza di malattia minima residua. I pazienti con malattia minima residua non rilevabile sono stati assegnati in modo casuale a due gruppi braccio A (auto-HCT seguito da 3 anni di mantenimento con rituximab) e braccio B (solo 3 anni di mantenimento con rituximab).

I pazienti con malattia minima residua positiva (braccio C) o risultati indeterminati (braccio D) hanno ricevuto auto-HCT seguito da mantenimento con rituximab. L’obiettivo principale era confrontare la sopravvivenza globale nei gruppi A e B, mentre gli obiettivi secondari includevano la sopravvivenza libera da progressione.

Lo studio ha arruolato 650 pazienti, l’età mediana era di 60 anni, con il 63% dei pazienti classificati come rischio basso/intermedio e il 37% come rischio alto/intermedio secondo il punteggio MIPI (Mantle Cell International Prognostic Index) combinato.

I risultati principali hanno mostrato che l’aggiunta di auto-HCT non ha migliorato la sopravvivenza globale: la sopravvivenza a 3 anni era dell’82,1% nel gruppo auto-HCT contro l’82,7% nel gruppo mantenimento. I risultati erano simili anche quando i pazienti erano analizzati in base al trattamento ricevuto.

Non sono emerse differenze significative nemmeno nella sopravvivenza libera da progressione: a 3 anni era pari al 76,6% nel gruppo auto-HCT contro il 77,4% nel gruppo mantenimento.

Nei pazienti con malattia minima residua positiva, quelli che hanno ottenuto una remissione profonda dopo il trapianto hanno avuto risultati migliori con sopravvivenza a 3 anni del 100% e sopravvivenza libera da progressione del 100%. Al contrario, i pazienti che sono rimasti con malattia minima residua positiva dopo il trapianto hanno avuto una sopravvivenza globale e libera da progressione significativamente inferiori (pari al 63,6% e al 48,8%, rispettivamente).

Le cause principali di morte sono state progressione di malattia (4,7% nel gruppo auto-HCT contro 3,5% nel gruppo mantenimento) e complicanze da COVID-19 (5,1% contro 6,6%).

Conclusione

In questa analisi presentata e discussa al congresso ASH 2024 è stato sottolineato come, nell’era di regimi di induzione e mantenimento altamente efficaci, i pazienti con linfoma mantellare in prima remissione completa con malattia minima residua non rilevabile non hanno tratto beneficio dall’auto-HCT quale consolidamento. I pazienti che rimangono con malattia minima residua positiva dopo l’induzione potrebbero invece beneficiare dell’auto-HCT. Un follow-up più lungo sarà importante per confermare tali risultati.

 Fonte: ASH 2024: LBA-6.

Scopri le altre news