ASH 2023: in uno studio di fase 3, una nuova “quadripletta” per il Mieloma Multiplo

Lo scorso Dicembre, si è tenuto a San Diego (California; USA) il 65° Congresso dell’American Society of Hematology (ASH). L’ASH è uno dei più importanti congressi mondiali in ambito ematologico, nel quale dai maggiori esperti in materia vengono presentate le ricerche più innovative e recenti dell’ultimo anno. Abbiamo selezionato quattro studi particolarmente promettenti nel campo dei tumori del sangue per degli approfondimenti specifici. Il primo degli studio riguarda il Mieloma Multiplo.

ASH 2023: Mieloma Multiplo

ASH 2023: in uno studio di fase 3, una nuova “quadripletta” per il Mieloma Multiplo

Tra le ricerche presentate nella sessione plenaria, sono stati riportati i dati di un grande studio randomizzato di fase 3, l’Iskia, riguardante la terapia di prima linea per i pazienti affetti da Mieloma Multiplo di nuova diagnosi e candidati a trapianto autologo di cellule staminali. E’ da sottolineare che, negli ultimi anni, grazie all’utilizzo di nuove combinazioni di farmaci, l’algoritmo di trattamento per tale patologia è andato incontro ad una importante evoluzione ed è stato profondamente modificato.

Lo studio Iskia, che vede fra i ricercatori una significativa presenza italiana, ha voluto analizzare l’efficacia e la sicurezza di una nuova combinazione di 4 diversi farmaci (nome abbreviato della combinazione: Isa-KRd) come terapia di induzione pre-trapianto e di consolidamento post-trapianto, comprendente l’Isatuximab (un anticorpo monoclonale anti-CD-38) in associazione con Carfilzomib (un inibitore del proteasoma), Lenalidomide (un agente immumodulante) e Desametasone (farmaco antinfiammatorio, un corticosteroide che aiuta a prevenire il rilascio di sostanze in grado di scatenare l'infiammazione). Gli sperimentatori hanno comparato questa combinazione terapeutica ad una tripletta di farmaci comprendente solo Carfilzomib, Lenalidomide e Desamtasone (nome abbreviato della combinazione: KRd). Il confronto tra le due linee terapeutiche è stato condotto valutando la risposta molecolare profonda, vale a dire la malattia minima residua (MRD, minimal residual disease), analizzata durante le diverse fasi della terapia.

Lo studio ha arruolato 302 pazienti (151 randomizzati al braccio Isa-KRd e 151 al braccio KRd), di cui il 20% circa presentava anomalie citogenetiche ad alto rischio. Il tasso di raggiungimento di una MRD-negatività è stato del 77% nel braccio Isa-KRd rispetto al 67% nel braccio KRd, con una differenza statisticamente significativa a diversi “livelli di profondità” della risposta (10-⁵ e 10-⁶). Il vantaggio della terapia con Isa-KRd è stato confermato anche dopo l’analisi dei vari sottogruppi di pazienti, dimostrando una maggiore efficacia rispetto al solo KRd sia nei pazienti a rischio standard, che in quelli ad alto rischio citogenetico come pure in quelli portatori di malattia con più anomalie genetiche (double-hit).

Con un follow-up di solo 1 anno, la sopravvivenza libera da progressione di malattia è risultata simile nei due bracci (95%) e un follow-up più lungo è necessario per poter osservare eventuali differenze significative.

I ricercatori concludono quindi che l’aggiunta di isatuximab al regime di induzione e di consolidamento aumenta in modo significativo il tasso di MRD-negatività in ogni fase del trattamento (dopo l’induzione, dopo il trapianto e dopo il consolidamento) rispetto alla tripletta KRd e con un profilo di sicurezza simile, anche nei pazienti con una malattia più aggressiva.

Fonte

Blood 2023;142 (Suppl.1):4

https://doi.org/10.1182/blood-2023-177546

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