Due farmaci orali per la Leucemia Linfoide Cronica. Uno studio di fase 3 all'ASH
Presentato all'ultimo congresso dell'American Society of Hematology (ASH) un importante studio multicentrico inglese di fase 3 (studio FLAIR) che ha coinvolto 523 pazienti affetti da Leucemia Linfoide Cronica (CLL) alla diagnosi. È stata confrontata l’efficacia di un trattamento chemio-immunoterapico classico, rispetto a una strategia composta da due farmaci orali. Scopri di più sui risultati.
Per quanto riguarda le patologie della linea linfoide, all’ASH 2023 è stato presentato un importante studio multicentrico inglese di fase 3 (studio FLAIR) nei pazienti affetti da Leucemia Linfoide Cronica (CLL) alla diagnosi. Lo studio ha confrontato l’efficacia di un trattamento chemio-immunoterapico classico, secondo l’associazione di Fludarabina, Ciclofosfamide e Rituximab (FCR), rispetto a una strategia composta da due farmaci orali, Ibrutinib (inibitore di BTK) e Venetoclax (inibitore di BCL-2), somministrati per un periodo di tempo limitato e valutato secondo la risposta molecolare. Obiettivo principale dello studio era la sopravvivenza.
Dal 2017 al 2021, sono stati arruolati 523 pazienti, di cui 263 hanno ricevuto la chemioterapia FCR e 260 la terapia con ibrutinib + venetoclax; l’età mediana era di 62 anni (tuttavia, un terzo dei pazienti aveva più di 65 anni). Dopo 3 anni, quasi il 60% dei pazienti è stato in grado di interrompere la terapia con ibrutinib + venetoclax, basandosi sulla profondità della risposta ottenuta. Inoltre, soltanto il 3% dei pazienti in terapia orale con Ibrutinib + Venetoclax sono progrediti, a fronte di un 23% dei pazienti che avevano ricevuto FCR. Con un follow-up mediano di più di 3 anni, la sopravvivenza libera da malattia è risultata del 97% nei pazienti in terapia orale rispetto al 76% nei pazienti riceventi chemioterapia (p <0,0001), con una sopravvivenza globale a 3 anni del 98% nel primo gruppo rispetto al 93% del secondo gruppo (p <0,005).
Con questo studio, gli autori hanno dimostrato che, rispetto alla chemio-immunoterapia, la combinazione Ibrutinib + Venetoclax ha significativamente aumentato la sopravvivenza globale e libera da malattia, dimostrando inoltre, sulla base del mantenimento della risposta molecolare monitorata nel tempo, la possibilità di interrompere la terapia.
Fonte
Blood 2023;142 (Suppl.1):631
https://doi.org/10.1182/blood-2023-178298