Cure domiciliari: la storia di Francesco, specializzando in pediatria

    Mi piacerebbe occuparmi di bambini affetti da malattie rare, questi piccoli speciali che hanno bisogno non solo di un medico, ma di qualcuno che si prenda cura di loro a 360° e con le cure domiciliari offriamo loro la possibilità di rimanere nel proprio ambiente famigliare.

    Cure domiciliari: la storia di Francesco, specializzando in pediatria

    Sono al secondo anno della specializzazione in pediatria a Trieste e ho ancora un percorso abbastanza lungo davanti, ma già adesso so che mi piacerebbe occuparmi di malattie rare, un grande mare in cui sono comprese condizioni molto diverse tra loro, spesso caratterizzate da un'origine genetica. I bambini che presentano queste patologie sono speciali proprio per la particolarità della loro malattia, non hanno bisogno solo di un medico, ma di qualcuno che si prenda cura di loro sotto diversi aspetti. 

    AIL mi sta dando la possibilità di fare esperienza in questo campo finanziando una borsa di studio in Pediatria presso l'ospedale di Pordenone e di seguire anche bambini affetti da malattie rare. Lavorare in un ospedale più piccolo mi permette infatti di stare in ‘prima linea’, un’esperienza preziosa perché tratto pazienti molto diversi e costruisco un bagaglio di competenze estremamente utili per la mia carriera futura.

    Tra le varie attività di cui mi occupo mi ha particolarmente colpito il servizio di Cure Domiciliari sostenuto dall’Associazione, perché ho potuto verificare quanto sia fondamentale per i pazienti e essere curati a casa, senza spostarsi in continuazione per terapie e controlli. Offrire ad un bambino con una malattia impegnativa la possibilità di rimanere nel proprio ambiente famigliare, circondato dai propri punti di riferimento, significa farlo sentire sicuro e protetto, aiutarlo ad affrontare meglio una sfida difficile.

    Ma le Cure Domiciliari sono importanti anche per i familiari, perché possono scambiarsi opinioni con medici e specialisti al di fuori dell’ospedale, dove i tempi sono spesso compressi e ci sono molti pazienti da seguire. Questo consente una presa in carico del bambino e della famiglia a 360° con un’attenzione sia per l’aspetto clinico che per l’aspetto psicologico.

    In questo anno sto imparando molto sulla medicina ma anche sui pazienti e sono grato per questa opportunità perché se in futuro riuscirò a raggiungere i miei obiettivi e curare questi bambini speciali, sarà anche grazie all’esperienza che AIL mi ha offerto.

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