La storia di Davide, paziente

    La storia di Davide, paziente

    Mi chiamo Davide, ho 32 anni e sto ancora respirando.

    Voi penserete che non ci sia nulla di strano in questo, eppure non è così.

    È qualcosa che accade anche contro la nostra volontà: inspirare ed espirare, succede e basta.

    Come la malattia che arriva due giorni dopo i tuoi 30 anni, dopo averli festeggiati con la tua compagna e i tuoi amici di sempre, tra la Puglia e la Milano.

    Ma cosa sono tutti quegli asterischi? No, non sono io.

    Trombocitemia? Policitemia? Dai, ragazzi, non scherziamo.

    Ho un romanzo in uscita e un'agenda piena di udienze penali, una lunga serie di viaggi in programma e biglietti già acquistati per concerti rock in giro per l’Italia… non posso mica perdere tempo con una rara malattia ematologica che nessuno ha mai sentito nominare.

    Però funziona così: le cose succedono e devi solo imparare a prenderti cura di te.

    Ero arrabbiato, ero ansioso, ero solo: lo siamo tutti, davanti a ciò che non comprendiamo.

    Eppure, adesso i miei occhi brillano.

    I miei sorrisi sono più luminosi.

    Non ho più paura.

    Lei c'è ancora, ci sarà sempre, è qui al mio fianco mentre rincorro tramonti, fotografo la vita e imparo ogni giorno a sognare, passo dopo passo, alla scoperta della mia identità, dell’importanza della gratitudine, della speranza di una lunga vita felice.

    Grazie ad AIL e al supporto dei suoi volontari, grazie al vostro contributo e a un piccolo gesto di solidarietà, noi possiamo continuare a farlo, a ogni risveglio.

    Possiamo disegnare il nostro domani, possiamo colorare i nostri sogni.

    Mi chiamo Davide, ho 32 anni e sto ancora respirando.

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