Leucemia Mieloide Acuta: la Storia di Michele

    Altrove è il nome della barca che mi ha accompagnato nel giro attorno al mondo e mi è sembrato fatto a posta per me. Perché l’altrove è il luogo dove ognuno di noi vorrebbe andare per dimenticare e trovare uno spazio tutto per sé, quel posto sognato quando mi è stata diagnosticata la Leucemia Mieloide Acuta e che con tenacia sono riuscito a raggiungere.

    Leucemia Mieloide Acuta: la Storia di Michele

    Nel 2004 lavoravo in una fabbrica chimica a Ravenna, un lavoro ad alto rischio per il quale, due volte l’anno, dovevo fare analisi specifiche. Dopo una di queste visite, senza alcun sintomo della malattia, è arrivata la diagnosi: Leucemia Mieloide Acuta. Mi sembrava impossibile perché mi sentivo benissimo, eppure non c’erano dubbi. Iniziai così con la chemio, tre cicli seguiti ogni volta da un mese di isolamento e dal ritorno a casa. Nel frattempo mi ero iscritto alla banca dati per la ricerca di un donatore di midollo e a 5 mesi dalla diagnosi la buona notizia: a Bologna avevano trovato una persona compatibile al 90%. Grazie a quel donatore sono nato una seconda volta.

    Durante tutto questo percorso avevo due certezze: la mia famiglia e AIL. Sapevo infatti che se avessi avuto bisogno di qualsiasi cosa, un consiglio, un abbraccio o un sostegno psicologico avrei potuto contare sempre sui volontari e sullo staff dell’Associazione, persone che sono diventate per me degli amici e che ancora adesso sono parte della mia vita

    Grazie a loro e alla ricerca ero uscito dalla malattia, un mondo in cui tutto è sospeso in attesa di giudizio, e sapevo di non voler più lasciare i sogni in un cassetto ad aspettarmi. Così ho ripreso in mano la mia passione di sempre, la vela.

    Ho comprato da un mio caro amico una barca usata, la ho rimessa a posto con mio padre e mi sono allenato per anni con un solo obiettivo: navigare finché avessi avuto voglia di farlo. Sono partito da Ravenna nel 2009 navigando verso ovest e sono ritornato nello stesso punto a distanza di sette anni, dopo aver fatto il giro del mondo, quasi sempre da solo. Ho visto Capo Verde, i Caraibi, le Galapagos, la Polinesia Francese, Tonga, Le Fiji e tantissimi altri posti incredibili.

    Ho trovato il mio altrove in questo viaggio e costruito tanti ricordi.

    Oggi continuo a navigare e voglio dire a tutti i pazienti che stanno ancora lottando di non rinunciare mai ai propri sogni, anche nei momenti peggiori, perché sono proprio i sogni che ci tengono vivi. Le cure sono certamente fondamentali ma la testa conta tantissimo. Bisogna porsi un obiettivo oltre la malattia, grande o piccolo che sia, e lottare con tutte le proprie forze per conquistarlo, senza pensare mai al peggio o di non potercela fare.

    Ricordatevi che l’altrove è lì che aspetta di essere raggiunto.

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