La storia di Aldo Roccaro, ricercatore

    La storia di aldo roccaro, ricercatore

    Mi chiamo Aldo e sono dirigente medico presso ASST Spedali Civili di Brescia.

    Sono responsabile dell’Unità di Studi Clinici di Fase I, che consente l’impiego di nuove molecole per il trattamento di pazienti affetti da malattie oncologiche e conduco attività di ricerca presso il laboratorio CREA (Centro di Ricerca Emato-oncologica AIL) costruito con l’importante sostegno di AIL-Brescia.

    Ho completato gli studi medici all’Università degli Studi di Bari dove ho conseguito i titoli di specialista in Oncologia Medica e di Dottore di Ricerca.

    Ho poi perfezionato la mia formazione scientifica negli Stati Uniti presso il Dana-Farber Cancer Institute/DFCI, Harvard Medical School di Boston. L’esperienza estera si è protratta per circa dodici anni, nel corso dei quali ho avuto l’onore di incontrare e confrontarmi con esponenti di rilevanza mondiale.

    Il mio rientro in Italia è stato reso possibile grazie a un bando co-finanziato da AIL-Brescia, che sta consentendo oggi la realizzazione di una struttura che sarà di supporto agli studi di fase I.

    La mia speranza è quella di poter condividere le competenze medico-scientifiche di cui mi sono arricchito nel corso degli anni, fiducioso di ricevere l’aiuto dei miei nuovi colleghi di lavoro: è soltanto realizzando un lavoro di gruppo e sfruttando le collaborazioni in corso con l’Università di Harvard ed altri Paesi europei, che potremo contribuire alla ricerca nel nostro Paese, portandola a livelli competitivi internazionali.

    Negli Stati Uniti sono presenti numerosi fondi di sostegno alla ricerca, messi in palio sia da enti nazionali e, soprattutto, da enti privati. Ma capita anche che siano singoli individui ad elargire enormi finanziamenti, tali da consentire lo svolgimento di progetti di ricerca molto ambiziosi. Questo atteggiamento in Italia è carente, e mi auguro di tutto cuore che possa, un giorno o l’altro, essere presente anche qui.

    È lodevole l’impegno che AIL mette nel sostenere la ricerca sul territorio nazionale in un momento, come quello attuale, di estrema difficoltà.

    Messa da parte la reperibilità dei fondi, non vi è invece alcuna differenza tra Italia e USA in termini di ricercatori “capaci” di portare avanti e completare progetti di ricerca importanti: nel nostro Paese ci sono al momento eccellenti figure scientifiche che hanno raggiunto enormi traguardi nell’ambito della ricerca onco-ematologica.

    Sono pertanto molto contento di essere tornato a casa e di far parte della Comunità Scientifica Italiana.

    L'esperienza all’estero dovrebbe rappresentare una tappa obbligata nel percorso formativo scientifico ed umano per ogni studioso che si avvicina alla ricerca, sia essa medica, scientifica, umanistica o nel campo delle arti.

    Al tempo stesso, tale esperienza dovrebbe essere vissuta nell’ottica di un futuro rientro: credo che sia eticamente inaccettabile pensare di rinunciare al proprio Paese, per poter svolgere attività di ricerca di qualità.

    È viceversa meritevole pensare di allontanarsi, imparare, conoscere importanti gruppi di ricerca competitivi, attivare collaborazioni, e ritornare per mettere a disposizione le conoscenze acquisite.

    In altri termini, mi piace pensare di più alla figura di un cervello in arrivo, per lo meno non più in fuga!

    Aldo Roccaro

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